domenica 18 gennaio 2009

PERCORSO DI AUTOFORMAZIONE E SOLIDARIETA' ATTIVA FREE GAZA NOW!

I - L'indignazione.
Non vi è altro da dire, di fronte alla distruzione di una striscia di terra con la densità di popolazione della periferia di Napoli, o di Città del Messico, un milione e mezzo di persone sono chiuse in una prigione a cielo aperto e adesso bombardate. Case sventrate, centinaia di bambini uccisi, scuole, ospedali, moschee distrutte, interrotto ogni collegamento, compresi quelli sotterranei per acuire la pesantezza di un assedio che se non fosse per le bombe al fosforo sembrerebbe una riedizione di episodi medioevali.
Non esistono convenzioni sui diritti umani, non esiste legge internazionale, esiste la forza brutale e apparentemente ceca di un sovrano che ha deciso di farla finita con la determinazione dei sudditi, degli esclusi a diventare cittadini come gli altri, di uno Stato, di due Stati, poco importa in questo momento... ciò che conta sono le morti e le distruzioni.
Per questo non ci interessa a dire che siamo al fianco di qualcuno, per esserlo dovremmo probabilmente condividere la stessa sorte, come fanno, in modo per nulla neutrale moltissimi operatori "umanitari" che restituiscono a questa parola il peso dell'etimologia che la lega ad umanità e irrimediabilmente la dovrebbe contrapporre a "guerra". Non ci interessa tifare, non interesserebbe a nessuno il nostro tifo, ma diciamo senza un minuto di esitazione che il diritto a resistere è sacrosanto come il diritto a vivere, che chi si batte per non morire schiacciato dai tank, chi spara oltre la striscia, chi spara sui riservisti di Tsahal sceglie di non accettare l'attesa della morte impotente.
II - Fateci capire.
Eppure, oltre a tutto questo, oltre all'indignazione che ci ha portato in piazza, abbiamo sentito subito il desiderio di capire, oltre un bacino d'acqua che ci separa, un alfabeto che non conosciamo e una cortina fumogena chiamata scontro di civiltà, costruita con cura dal pensiero neoconsrvatore negli ultimi venti anni (la Cia finanziava ancora i tlebani mentre Samuel Huntingthon, il giullare di corte di Washington, scriveva il libro "Scontro di civiltà"). Cosa accade nel mondo arabo, chi si oppone alle dittature complici del massacro in questi giorni sfilando nelle piazze, quante storie differenti si celano dietro a tutto ciò che i nostri quotidiani chiamano fondamentalismo islamico, ebbene laicamente ed ereticamente, convinti che "la buona notizia è che Dio non ci serve", pure chiediamo di sapere.
Conoscere significa cercare di immaginare le parole, le vite che trascorrono al di quà e al di là del muro come trasformano ragazzi coetanei, tra loro e con noi in vittime e carnefici di una guerra senza fine che dura dal 1948. Preferiamo chiederci che razza di democrazia sia quella in cui viviamo, in cui la cittadinanza appartiene ad alcuni e non a tutti, piuttosto che additare Israele come una democrazia incompleta rispetto alle nostre, preferiamo chiederci come si possa annidare l'atrocità, la pavidità e l'accettazione di questa militarizzazione totale di una società contro un popolo vicino, come ci si possa nascondere dietro al paradigma della guerra al terrorismo, come la paura possa arrivare a tanto, o forse, più materialmente, come possano arrivarci gli immensi interessi dell'industria militare.
III- Noi non vogliamo avere paura:
Per questo abbiamo scelto di oranizzare un ciclo di incontri, con una tavola rotonda sula guerra in corso, oltre alle iniziative di finanziamento per le ambulanze a Gaza e alle manifestazioni, lo offriamo a tutti come occasione per dire io ho provato a capire, quando tutti avevano altro per la testa, quando tutti avranno paura io saprò con chi prendermela



PROGRAMMA DEI SEMINARI DI AUTOFORMAZIONE:

Mercoledì 12 gennaio ore 16.00 @ Scienze politiche, via Conservatorio 7
Assemblea Pubblica
Stop War on Gaza Now
con Islamic Relief Onlus, impegnata nel supporto alla popolazione civile palestinese.


Giovedì 22 gennaio @ Accademia di brera, Chiesa sconsacrata di San Carpoforo. Via San carpoforo.
Cosa accade? uno sguardo dentro al conflitto.
con Islamic Relief Onlus, impegnata nel supporto alla popolazione civile palestinese.


Venerdì 23 gennaio ore 18.00 @ cs Cantiere, via Monterosa 84
Dibattito Tavola rotonda sulla guerra in corso
con Max Guareschi, professore dell'Università di Genova e autore della rivista Israele come paradigma, numero 6 di Conflitti Globali
Marco Allegra, autore della rivista,
Israele come paradigma, numero 6 di Conflitti Globali
Paolo Gonzaga, Islamic Relief

Domenica 25 gennaio ore 20.00 @ cs Cantiere
Cena a cura della Taverna Sociale Clandestina
I ricavi serviranno per l'autofinanziamento di Islamic Relief e le iniziative in appoggio alla Palestina.


Martedì 27 gennaio ore 12.30 @ Università Bicocca, facoltà di Scienze dell'Educazione
Focus storico politico sulla Palestina.

Martedi' 27 gennaio ore 16.30 @ Mediazione culturale, Piazza Indro montanelli, Sesto San Giovanni.
Lezione Pubblica Il Mondo arabo, cosi' vicino, cosi' lontano, uno sguardo contro la guerra di civiltà.
con Massimo Campanini (docente di storia contemporanea dei paesi arabi),
Francesca Forte, professoressa di Lingua e Cultura Araba presso la facoltà di mediazione culturale
ass. Giovani Musulmani Italiani


Mercoledì 28 gennaio ore .... @ Università Statale in Festa del Perdono
Presentazione di: Israele come paradigma.
Con Max Guareschi, professore dell'Università di Genova e
autore della rivista Israele come paradigma, numero 6 di Conflitti Globali.
Federico Rahola,
professore dell'Università di Genova e autore della rivista Israele come paradigma, numero 6 di Conflitti Globali


Percorso di autoformazione a cura di metrouniversity, cantiere, network dei collettivi per l'autoformazione.