mercoledì 11 marzo 2009

Noi la crisi non la paghiamo! Difendiamo la scuola e l'università, liberiamo e condividiamo i saperi per un futuro libero dall'ignoranza.

18 Marzo corteo ore 9 Porta Venezia!

Abbiamo detto da subito che non volevamo pagare la crisi, per questo saremo di nuovo in piazza il 18 marzo, il giorno dello sciopero e come ad ogni sciopero, parteciperemo in movimento, determinati a portare in piazza le ragioni del mondo della formazione.Siamo scesi in centinaia di migliaia, in movimento, anzi in Onda, inarrestabili, bloccando le strade tra gli applausi dalle finestre, fermando il traffico con il sorriso degli automobilisti, perchè ognuno, se non è più a scuola o all'università, ha lì un figlio, una sorella minore o un nipotino, perchè il blocco della produzione, a partire dalla circolazione che abbiamo messo in campo era a difesa del futuro di tutte e tutti.I tagli della scure firmata Tremonti-Gelmini non si sono fermati e abbiamo cominciato a pagarne le conseguenze studenti, docenti, ricercatori, professori, tecnici amministrativi, tutte e tutti coloro che hanno a che fare con il mondo della conoscenza e non solo.In questi mesi sono stati colpiti molti altri pezzi di società: meno soldi, ma anche meno diritti e libertà. Abbiamo visto la limitazione del diritto di sciopero, i pacchetti sicurezza e il decreto antistupri fatto di ronde, come strumenti per diffondere razzismo e non per garantire una vita migliore a tante e tanti. E' nei momenti di crisi che si rende più facile far passare la demagogia di discorsi discriminatori e intolleranti, dell'autoritarismo e questa è l'unica risposta che vediamo ora da parte del governo.Abbiamo anche visto i primi risultati dell'effetto Gelmini e del tentativo autoritario nelle scuole: una pioggia di 5 in condotta e un aumento smisurato delle insufficienze in materie come la geografia e le lingue fondamentali dati preoccupanti che fanno pensare ad un futuro cupo, soprattutto nell'era della globalizzazione.L'attacco alla conoscenza tramite i tagli, tramite le riforme e le modifiche della didattica è assolutamente strumentale alla diffusione di ignoranza e quindi della diffidenza e della paura nei confronti degli altri. In questo senso non voler pagare la crisi va a significare una rivendicazione culturale ben più ampia: non è solo opporsi ai tagli indiscriminati agli stipendi, ai posti di lavoro, ai corsi, ma significa soprattutto che la crisi non la vogliamo pagare nemmeno sulla nostra pelle in termini di sottrazione delle libertà, in quanto soggettività molteplici e differenti.In tutti questi mesi non abbiamo però smesso di far sentire la nostra voce, a volte meno forte, ma costante, abbiamo sviluppato le pratiche di costruzione della buona scuola, dell'università dell'autoformazione, della libertà di ricercare, perchè rivendichiamo la possibilità di scegliere consapevolmente sul futuro delle giovani generazioni e non solo. Rivendichiamo all'Onda di questo autunno e alle mareggiate a venire, ma anche al lavoro meticoloso di reti solidali che fanno vivere la battaglia sulla formazione, la capacità di disegnare un futuro meno cupo, di scambiare realmente i saperi di produrre delle soluzioni nel corso della lotta, chiara, e netta, contro l'ennesimo colpo micidiale fatto di tagli di fondi.Lo dimostreremo anche Mercoledì 18 in piazza, facendo del corteo un giorno di cooperazione, in cui salgano in cattedra i precari della ricerca rivolti agli studenti medi come gli studenti delle università rivolti ai bambini delle materne, i docenti e i professori, portando un'altra volta in piazza, davanti a tutti la nostra forma gioiosa e costruttiva di bloccare la città manifestando.